
Ho subito convocato la giunta comunale per costituirci parte civile nel procedimento contro i responsabili del gesto. Anzi ho chiesto di individuare ulteriori forme autonome di tutela giuridica non solo per il funzionario ma per tutti i dipendenti dell’amministrazione rispetto alla denuncia presentata dallo stesso funzionario comunale. Nelle ore successive la stessa maggioranza ha inteso chiedere, in maniera chiara, le dimissioni della consigliera comunale i cui parenti sono stati protagonisti del vergognoso episodio.
È naturale che l’episodio stesso abbia generato la necessità di rivedere l’organizzazione interna e su questo siamo pienamente disponibili ad aprire un confronto con tutto il personale. Del resto la mia porta è sempre aperta, e non da oggi, alle istanze del singolo quanto della rappresentanza tutta dei dipendenti. Ma da qui ad aggiungere altro c’è una differenza sulla quale è necessario fare un approfondimento comune. Non è troppo semplice, non è troppo facile, non è troppo poco stigmatizzare l’argomento e non ci siamo limitati a fare questo.
Non abbiamo mai lanciato persone allo sbaraglio ma ci siamo sempre assunti direttamente la responsabilità di dire “NO” quando andava detto. E per i tantissimi “no” dati, il sottoscritto ha personalmente subito anche la durezza e la crudezza delle risposte.
Mi auguro che nel redigere il documento le RSU, probabilmente toccate come il sottoscritto dalla crudezza dell’avvenimento, non si siano lasciate prendere la mano travalicando con le parole il senso del sentire comune di tutta l’assemblea dei dipendenti sicuramente tesa a condannare il gravissimo episodio ma non dare vita ad un documento politico.
A tale riguardo ho immediatamente convocato le stesse RSU e i sindacati di categoria provinciali per un incontro lunedì prossimo al quale seguirà un incontro con tutti i dipendenti affinché si possa chiarire se il senso di quanto espresso è frutto del sentire comune o di una libera interpretazione.
Ma già da ora invito, chi ha sostenuto genericamente che il palazzo comunale è un luogo dove si esercita un “disgustoso potere”, a fare nomi e cognomi. Il sindaco non avrà timore a prendere i dovuti provvedimenti. Se però così non fosse, e non è così, il peso delle parole lo discuteremo insieme nell’assemblea con i dipendenti".
cn24
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